La mostra teca dopo teca
print this pageGià nel 1967 a Napoli studenti, assistenti e professori universitari erano in agitazione. Protestavano contro lo smembramento dell'Università e contro le speculazioni in atto per la costruzione del II Policlinico. Il 19 aprile dell'anno precedente era stato presentato il Libro Bianco sull'edilizia universitaria in cui si denunciava la situazione insostenibile dell'ateneo napoletano. Altro motivo al centro delle proteste era il disegno di legge del ministro della Pubblica Istruzione On.Gui (2314). Nella prima teca è possibile seguire lo sviluppo di queste tematiche attraverso una serie di documenti quali il Libro Bianco su menzionato, la legge sulla riforma universitaria pubblicata nei Documenti della tribuna universitaria, volantini e testi sulla 2314 e una serie di foto che testimoniano l'insorgere delle proteste alla facoltà di Architettura e alla Centrale. Nella seconda teca le immagini riportano alla Napoli di quell'anno, alla vita e alle consuetudini cittadine mentre la rivolta cresceva. Con la terza teca passiamo al 1968, l'anno in cui matura ed esplode la protesta con una nuova campagna di occupazioni, che ripresero all’inizio del mese di febbraio nelle sedi di Agraria, Giurisprudenza, Architettura, Lettere e Filosofia, Ingegneria. I collettivi degli universitari, oltre ad alimentare una massiccia controinformazione, istituirono un ciclo di controcorsi dedicati allo studio del pensiero leninista ed alla ricostruzione delle principali esperienze di lotta intraprese dai più influenti movimenti italiani ed internazionali. Nella quarta teca foto di ambiente e società napoletana nel 1968. Nella quinta le foto in mostra illustrano cortei e manifestazioni studentesche (in questa teca è esposto anche un bel manifesto dal titolo “Ehi bamboccio”). Le teche 6 e 7 chiudono l'esposizione con documenti ed immagini relativi al 1969 anno che si apre con l'incendio dell'Università Centrale e si chiude con la bomba carta fascista a Piazza Matteotti a testimonianza della recrudescenza della reazione conservatrice ai sussulti sessantottini e all'inizio di quello che passerà alla storia come l'autunno caldo del '69.