La Biblioteca
print this pageDalle origini alla Real Biblioteca Borbonica
Nel 1734 Carlo di Borbone decise di trasferire da Parma a Napoli la raccolta libraria detta "farnesiana", avuta in dono dalla madre Elisabetta. Intenzione del re era quella di creare, presso il Palazzo degli Studi (attuale Museo Archeologico Nazionale), un'importante biblioteca pubblica. L'edificio necessitava però di ingenti lavori di ristrutturazione, iniziati già nel 1735, e la Biblioteca fu temporaneamente collocata nella Reggia di Capodimonte. Qui i volumi furono ammassati in maniera scomposta, ad eccezione dei manoscritti, sistemati in appositi scaffali. Durante i lavori di ristrutturazione del Palazzo degli Studi, Francesco Daniele, segretario dell'Accademia Ercolanese, si occupò del riordino del materiale della Biblioteca, il cui trasporto da Capodimonte cominciò intorno al 1785. Terminati i lavori sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, la Biblioteca aprì finalmente al pubblico il 13 gennaio 1804, col nome di "Real Biblioteca Borbonica". Fin dai primi anni, il nucleo librario originario venne ampliato, grazie anche a una legge del 1739 che prevedeva l'obbligo di consegna alla Biblioteca Reale di un esemplare di ogni libro stampato nel Regno.
Dal 1860 ai giorni nostri
Nel 1860, con l'unificazione d'Italia, la Biblioteca divenne "Nazionale". Nonostante l'impossibilità di disporre di ambienti più ampi all'interno del Palazzo degli Studi, le raccolte vennero costantemente arricchite ed incrementate. Fu il direttore Emilio Martini, dal 1900, a porre seriamente il problema dello spazio. Inizialmente si pensò di ampliare il Palazzo degli Studi ma l'ipotesi fu scartata a causa delle rimostranze dei responsabili dell'edificio.Si decise così, su consiglio di Benedetto Croce (eletto intanto Ministro della Pubblica Istruzione), di spostare la Biblioteca presso il Palazzo Reale, donato allo Stato da Vittorio Emanuele III. Malgrado i pareri contrari di un'apposita Commissione, il 2 agosto 1922 si decise di spostare tutto il materiale presso la ex Reggia. Il trasferimento iniziò nel 1923 e fu concluso nel 1927, anno in cui la Biblioteca venne intitolata al re e aperta al pubblico. Nella nuova sede confluirono, oltre ai fondi provenienti dal Palazzo degli Studi, le collezioni dei Gesuiti e degli ordini monastici soppressi; l'Officina dei Papiri Ercolanesi; le collezioni del Principe di Tarsia e del conte Riccardo Lucchesi Palli; i manoscritti leopardiani giunti tramite lascito di Antonio Ranieri; i fondi provenienti dalle biblioteche Provinciale, San Giacomo, Palatina, Brancacciana e San Martino. Confluì anche il corpus dei manoscritti detti “viennesi”, portati nella capitale austriaca per volontà di Carlo VI d'Asburgo e restituiti all'Italia al termine della Grande Guerra.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale il materiale di maggior pregio e parte dei cataloghi furono spostati in ricoveri fuori sede, perché non subissero danni. Un ruolo importante fu giocato in tal senso dall'allora direttrice Guerriera Guerrieri.
Nel 1980 la Biblioteca ha subito seri danni a seguito del terremoto e nel 1990 ha aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Nuove collezioni hanno ulteriormente arricchito il patrimonio della Biblioteca la quale organizza oggi mostre e conferenze volte a valorizzare il posseduto e a stabilire rapporti con il territorio.