Ferrovia Napoli-Portici
print this pageLa ferrovia Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria costruita nel territorio italiano, durante il Regno delle Due Sicilie. La costruzione fu fortemente voluta dal re Ferdinando II di Borbone che, alla stregua dei regnanti europei più illuminati, ebbe la consapevolezza e allo stesso tempo l’intuizione di quanto un’infrastruttura così importante fosse necessaria per lo sviluppo economico del Regno.
Il 19 giugno del 1836 il re firmò, dietro versamento di una cauzione di 100.000 ducati, una Convenzione con cui si concedeva all'ingegnere francese Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie, la concessione per la costruzione in quattro anni di una linea ferroviaria da Napoli a Nocera Inferiore con una diramazione per Castellamare. L'anno seguente venne fondata a Parigi una Società di azionisti per la costruzione e gestione della ferrovia. Bayard iniziò i lavori l'8 agosto 1838 e dopo circa un anno il primo tratto a un solo binario giungeva al Granatello di Portici. Le locomotive inizialmente vennero acquistate dalla società inglese Longridge Strarbuck e Co., vennero poi costruite nello stabilimento di Pietrarsa, ed esportate in altri stati italiani come il Piemonte. I vagoni, invece, furono costruiti a Napoli nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio. L'inaugurazione avvenne il 3 ottobre del 1839, alle ore 10, alla presenza del re Ferdinando e delle più alte cariche dello Stato, con la partenza da Portici del primo treno composto da una locomotiva di costruzione Longridge, battezzata "Vesuvio", e da otto vagoni. Il re precedette il convoglio ferroviario recandosi nella villa del Carrione al Granatello di Portici, nel padiglione reale appositamente decorato per l'occorrenza. A mezzogiorno Ferdinando diede il segnale di partenza davanti a tutte le autorità e pronunciando discorsi di circostanza in francese che chiuse con un augurio: "Questo cammino ferrato gioverà senza dubbio al commercio e considerando come tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico".
Il percorso venne compiuto in nove minuti e mezzo tra la folla stupita e festante. Partì quel giorno il primo convoglio italiano che portava 48 invitati, una rappresentanza dell'armata di Sua Maestà Siciliana di 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai, mentre nell'ultima vettura vi era la banda della guardia reale. Nei successivi quaranta giorni ben 85.759 passeggeri usufruirono della ferrovia. Il pittore di corte Salvatore Fregola immortalò gli avvenimenti nei suoi celebri dipinti.
La ferrovia napoletana aveva trasportato alla fine di ottobre del 1839 circa 60,000 persone fruttando un utile netto del 14%, consentendo alla compagnia di abbassare il costo dei biglietti per i cittadini meno abbienti. Illustri ospiti provarono la nuova invenzione tra cui il Papa Pio IX che l'8 settembre 1849 salì per la prima volta a Napoli su di un treno insieme al Re di Napoli Ferdinando. Pio IX scese entusiasta dal treno esprimendo ai presenti la volontà di realizzarne anche nello Stato Pontificio. Al momento dell'annessione al Piemonte nel 1860, erano in funzione nell'ex Regno ben 124 km di ferrovia ed altri 132 erano in costruzione. Il 15 ottobre 1860, Garibaldi, insediatosi da circa un mese a Napoli come dittatore, annullò tutte le convenzioni in atto per le costruzioni ferroviarie e ne stipulò di nuove con la Società Adami e Lemmi di Livorno. Dopo l'unità d'Italia il progetto di re Ferdinando di realizzare una rete ferroviaria che arrivasse all'Adriatico fu abbandonato e non venne più realizzato.