Principe di Canosa

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Antonio Luigi Raffaele Capece Minutolo principe di Canosa nacque nel 1768 da Fabrizio Capece Minutolo, principe di Canosa, e da Rosalia de Sangro dei principi di San Severo. Il Casato dei Capece Minutolo era una delle famiglie nobili più antiche del Regno delle Due Sicilie. Antonio trascorse i suoi primi tempi a Roma, dove studiò filosofia presso il collegio Nazareno. Tornato a Napoli si dedicò agli studi letterari classici e scrisse le sue prime opere.

All'arrivo dei Francesi nel Regno di Napoli, il principe di Canosa appoggiò la resistenza dei Lazzari finanziando ed armando truppe. Arrestato dai Francesi e rinchiuso nel castel Sant'Elmo, riuscì ad evitare la pena di morte solo grazie al'istaurazione della Repubblica Partenopea. Durante la seconda discesa francese, Antonio rimase sempre al fianco del re a difesa degli ultimi territori in suo possesso, presentandosi come l’uomo più adatto per far tornare i Borbone attraverso un’insurrezione armata antifrancese. Cercò quindi di organizzare una propaganda filoborbonica dalle basi di Ponza e Ventotene. Nel luglio del 1807, Giuseppe Bonaparte venne riconosciuto come nuovo re di Napoli indebolendo le speranze dei Borbone. Antonio però non disperò e con una nuova spedizione riuscì a prendere ai murattiani le isole di Ischia e Procida. Tuttavia l’abilità politica di Murat di guadagnarsi le simpatie anche dei sostenitori dei Borbone, rese il progetto del principe di Canosa estremamente difficile. Infine grazie a delle voci fatte circolare dai Francesi su un imminente sbarco di nuove forze su Ponza e Ventotene, egli decise di abbandonare le due isole facendo infuriare Ferdinando IV che lo perdonò solo nel luglio del 1810.

Soltanto alla caduta di Napoleone nel 1814 Antonio riusì ad ottenere un nuovo incarico dal re, nel momento in cui i Borboni erano maggiormente motivati a riprendersi il Regno eliminando Murat con il supporto delle famiglie aristocratiche e degli altri sovrani.

Nel 1816 Ferdinando tornò sul trono di Napoli e nominò Antonio ministro della polizia. Le sue iniziative come nuovo ministro, però, crearono un forte malcontento all’interno del Regno, tanto che fu sollevato dall’incarico ministeriale e nel 1821 lasciò il Regno delle Due Sicilie. Dopo che abbandonò Napoli, il principe di Canosa iniziò a viaggiare sia in Italia che all’estero. Nel 1820 pubblicò la sua opera più importante “I Piffari di montagna”. Si trasferì prima a Modena, alla corte di Francesco IV  d’Asburgo-Este, poi a Pesaro, dove collaborò per il periodico "La voce della Ragione”, fondato da Monaldo Leopardi, poi soppresso nel 1835 dal governo pontificio. Sempre a Pesaro, Antonio scrisse un’altra importante opera l’Epistola ovvero Riflessioni critiche sulla moderna storia del Reame di Napoli del Generale Pietro Colletta, dove analizzava criticamente le tesi pubblicate da Pietro Colletta nella Storia del Reame di Napoli dal 1734 sino al 1825.