Domenico Scarlatti

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Domenico Scarlatti (Napoli 1685 - Madrid 1757), figlio del grande musicista Alessandro Scarlatti, nacque a Napoli nel 1685, lo stesso anno di Handel e J. S. Bach. Sesto di dieci figli, Domenico fu allievo di suo padre e già nel 1701 fu nominato organista e compositore della cappella reale di Napoli. Il suo debutto teatrale risale al 1703 con l'opera L'Ottavia restituita al trono. In seguito seguì il padre prima a Roma e poi a Venezia, dove conobbe Vivaldi e Handel, e venne affidato al maestro della Pietà F. Gasparini.
Successivamente Scarlatti si trasferì a Roma dove venne maestro di cappella della regina Maria Casimira di Polonia. A Roma, Scarlatti compose numerose opere e nel 1714 fu nominato maestro di cappella in San Pietro. Nel 1720 si trasferì a Lisbona come maestro di cappella reale al servizio di Giovanni V.  . Lasciò Lisbona nel 1727 per Roma, dove sposò Maria Caterina Gentili il 6 maggio 1728. Nel 1729 si trasferì a Siviglia, dove rimase fino al 1733 anno in cui si  recò a Madrid come maestro di musica della principessa Maria Magdalena Barbara. Quando la principessa divenne Regina di Spagna, Scarlatti rimase nel paese per venticinque anni, ed ebbe cinque figli. Dopo la morte della moglie nel 1742 sposò la spagnola Anastasia Maxarti Ximenes. L’ultima sua composizione di cui si ha conoscenza è il Salve Regina del 1756. Tra le sue produzioni sacre di maggior spicco v'è pure da annoverare una Messa (1754) e lo Stabat mater.
Lo stile di Scarlatti è brillante esprime una varietà e una ricchezza di invenzione sorprendenti. Le 555 sonate sono strutturate in un solo movimento, che tecnicamente viene chiamato "Monotematico e bipartito", asservito ad un tempo di danza. È importante notare come nelle sonate si avverta l'influenza della musica popolare iberica (portoghese e castigliana). Il carattere delle sonate di Scarlatti è molto personale, a volte "sperimentale" sul piano tecnico: egli sfrutta a fondo la tastiera, inventando una nuova posizione delle mani, richiedendo un'eccellente indipendenza delle dita. Alcune sonate sono addirittura "crudeli", perché prevedono posizioni delle dita innaturali ed arditi incroci di mani.