Galleria Borbonica

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La galleria borbonica è un viadotto sotterraneo che, passando sotto la collina di Pizzofalcone, nasceva per collegare il Palazzo Reale a piazza della Vittoria. La galleria doveva essere un percorso militare rapido ed poteva offrire una sicura via di fuga alla famiglia reale in caso di tumulti, visti i rischi che già avevano corso durante i moti del 1848. Il progetto venne affidato con un decreto il 19 febbraio 1853 da Ferdinando II di Borbone all'architetto Errico Alvino. Quest'ultimo progettò una galleria alta 12 metri e suddivisa in due gallerie per gli opposti sensi di marcia. Le gallerie dovevano essere dotate di illuminazione a gas e di marciapiedi laterali larghi 2 metri. I lavori iniziarono nell'aprile dello stesso anno cominciando a scavare da occidente (presso l'attuale via Domenico Morelli). Il progetto incontrò numerose difficoltà, sia per la complicata morfologia del colle di Pizzofalcone, sia per la mancata litificazione delle ceneri vulcaniche in alcuni punti. Alvino, quindi, fu costretto a rivedere gli scavi e a prendere le opportune modifiche. Il tunnel venne inaugurato il 25 maggio 1855, dopo circa 3 anni di lavori realizzati totalmente a mano e con l’ausilio di illuminazione fornita da sole torce e candele. La galleria venne addobbata sfarzosamente ed illuminata per la visita di re Ferdinando II, il quale rimase molto colpito dall'abilità dimostrata dall'architetto Alvino. Per l'occasione il tunnel rimase aperto al pubblico per tre giorni. Tuttavia lo scavo non fu mai completato sia per i successivi problemi morfologici sia per motivi economici e per le vicende storico-politiche che dopo la morte di re Ferdinando, investirono il regno di Francesco II.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il tunnel venne utilizzato come rifugio antiaereo, ospitando tra i 5,000 e i 10,000 napoletani che persero le loro case a causa dei numerosi bombardamenti subiti dalla città.