Autodeterminazione ed autogestione
print this pageDopo la "rivolta nella rivolta" molte donne iniziano ad originare teoria e pratica politica a partire da sé. Nascono tanti collettivi e ci si muove separandosi dalla politica tradizionale detta "politica degli uomini". Il separatismo serve per darsi voce e guardare l'altra come possibilità di conoscenza: la sorellanza.
Prima pratica, a partire dal separatismo e autocoscienza, è l'autodeterminazione. Il movimento delle donne crea la propria autonomia e acquisisce forza scardinando il sistema patriarcale. Ci si interroga sulla sessualità e sulla necessità di libertà. Con tante contraddizioni si affrontano temi come divorzio e aborto.
Il movimento femminista non cerca tutele e non vuole essere determinato dal contesto ma vuole autodeterminarsi attraverso l'autogestione. Per questo diventa importante che per tempi di libertà femminile ci siano luoghi gestiti da una politica di relazione tra donne, che gli spazi d'incontro siano nelle mani delle donne. In questo senso anche la richiesta dei consultori non è rivolta solo ai bisogni, ma ad avere spazi di gestione autonoma ed originale. Si coltiva l'idea di rapportare queste pratiche alla trasformazione del tessuto urbano: pensare una città a dimensione di donna. Ancora oggi si lotta per avere autodeterminazione e autogestione dei corpi e degli spazi.