Inverno. Orizia e Borea ovvero l'amor canuto.
print this pageBruno è il colore del manto che lo ricopre,
e quel bruno indica lo squallore che invade la terra,
quando la vegetazione è sospesa;
e se lo rapporti alla vita, quel cupo misterioso
è la tinta più adatta alla trista vecchiezza.
La leggenda vuole che Borea, re dei venti, invaghitosi di Orizia, figlia del re di Atene Eritteo, non riuscendo a conquistare l'amore di lei con le lusinghe, la rapì sulle sponde del'Illisso, conducendola con sé in Trancia per sposarla. Orizia, simbolo della bellezza, diventa emblema dello splendore della natura seppellito dai freddi venti del Nord, di cui Borea è personificazione.
L'affresco immortala il momento del rapimento. Orizia, cinta dalla destra poderosa di Borea, è allontanata con violenza dal gruppo di ancelle disperate (sulla sinistra dell'affresco) con le quali si era recata al fiume alla ricerca di sollazzo. Borea, simbolo della vecchiezza e dell'amore canuto, è sostenuto nell'impresa da due fanciulli rappresentati i venti suoi sudditi.