P. Vergilius Maro

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Tale codice, di origine napoletana, risale probabilmente alla prima metà del X secolo e rappresenta la più antica testimonianza di una circolazione del testo virgiliano nell'Italia meridionale. Proviene dalla Biblioteca del Monastero di San Giovanni a Carbonara e faceva parte del gruppo dei manoscritti ex-viennesi. È un'opera acefala, mancante anche della parte finale; la scrittura è di tipo beneventano e la legatura in pelle non è coeva al codice, ma più recente.
Il manoscritto è illustrato da quattro scene: Titiro e Melibeo, Enea sulla nave, Enea e Didone, Enea che uccide Turno. Si tratta di illustrazioni che denunciano una raffinata cultura figurativa (specie nell'ultimo caso) congiunta, in questo codice, a intenti narrativi. Le pagine sono comunque finemente decorate con capilettera che presentano motivi animali o vegetali (tipiche dei manoscritti beneventani del X secolo) o con personaggi legati a scene particolari. In alcune figure pare sia rappresentato lo stesso Virgilio.

Sotto foto ENEA CHE UCCIDE TURNO scrivere: "A differenza di quanto narrato da Viriglio nell'Eneide, Enea è qui rappresentato a cavallo"
IMMAGINI ILLUSTRAZIONI
CAPILETTERA DECORATI
VIRGILIO