Vito Fornari

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Nato a Molfetta il 10 marzo 1821, Vito Fornari fu presbitero, scrittore, teologo e filosofo italiano.
Compì i primi studi classici seguito come discepolo dell'oratore ed umanista sacerdote Bartoli e successivamente con G.M. Giovene, del quale tradusse in perfetto toscano alcuni testi e per il quale scriusse l'elogio funebre. Dal 1833 al 1837 si trasferì dal fratello Francesco a Trani per proseguire i suoi studi in lettere antiche e moderne. Nel 1838, su consiglio del cardinale F. Giudice Caracciolo arcivescovo di Napoli, si trasferì nella città partenopea per studiare presso il collegio dei canonici regolari di S. Agostino, dai quali apprese la filosofia che risultò determinante, assieme allo studio del greco e e delle lingue orientali, per la formazione del suo pensiero filosofico. Allo stesso modo venne influenzato dal grammatico e lessicografo Basilio Puoti, di cui fu prima discepolo e poi cooperatore, condividendo con lui le teorie del purismo napoletano. Da quest'ultimo, ricevette l'impulso ad usare uno stile impeccabile, elaborato e nobile anche se più volte venne accusato di eccessiva accuratezza e forbitezza.
Per alcuni anni Fornari aveva meditato di farsi monaco benedettino, ma finì poi con lo scegliere di diventare sacerdote secolare: consacrato diacono il 6 aprile 1843, fu ordinato prete nell'ottobre dello stesso anno. Dal 1844 fu addetto all'interpretazione dei papiri ercolanesi presso il Museo Borbonico di Napoli, e nello stesso anno prese parte al VII congresso degli scienziati italiani.
Caduti i Borboni, divenne prefetto della Biblioteca Nazionale di Napoli per nomina del Ministro De Sanctis nel 1860 e collaborò ad una radicale riforma della pubblica istruzione. Non si allontanò più da Napoli, se non per brevi periodi di studio a Montecassino e per due escursioni a Cava dei Tirreni ed Amalfi.
Importante autore e filosofo, la cui opera più conosciuta è Vita di Gesù Cristo, pubblicata in tre volumi tra il 1869 e il 1893, la sua attività di bibiotecario non fu immune da critiche. Per quanto si fosse occupato della stesura della pianta organica della Biblioteca e della formulazione del regolamento interno della stessa, venne accusato di aver trascurato i suppellettili e di non aver adoperato un ammodernamento dei cataloghi dei fondi che, fra l'altro, lui stesso si era impegnato ad ampliare.
Morì il 6 marzo del 1900.